giovedì 11 aprile 2013

Santi di Stato

Mi piacerebbe cassare l'ultimo post sul blog di Grillo come semplice provocazione. La provocazione di un comico di professione che risponde con ironia a chi prospetta scenari apocalittici futuri causati dal suo partito. Un po' la risposta del tipo "Sì, e tieni d'occhio tuo figlio che non si sa mai che Fassino non ci faccia il polpettone" che una volta si dava ai berlusconiani incalliti, insomma.

Il problema, abbastanza tragico per un comico in verità, è che nessuno ride. Passi che non ridano i giornalisti, che tentano sempre di drammatizzare le cose altrimenti avrebbero ben poco di cui scrivere. Ma non ridono nemmeno i suoi commentatori, le cui posizioni sono più o meno del tono: "Bene così, se ne sono accorti e si sentono il fiato sul collo."
Considerato questo fatto direi che nemmeno noi abbiamo granché da ridere.
La parola "morale" riguarda ciò che è conforme ai principi del giusto e dell'onesto. E' riferito a chi agisce quindi con onestà e rettitudine.
 E invece no. La parola morale riguarda ciò che è conforme ai principi del giusto e dell'onesto al momento attuale o per una specifica persona. La morale non è mai assoluta: in primo luogo perché la morale varia da uomo a uomo e in secondo luogo perché quello che chiamiamo morale collettiva risente del momento storico. Quel che era moralmente accettabile duemila anni fa (come la faida privata o la compravendita di esseri umani) non è più accettabile oggi. Diamine, quel che non era moralmente accettabile cinquant'anni fa (come l'aborto o il divorzio) oggi è largamente accettato, di più, è riconosciuto come un diritto.

Come molti sapranno attaccando la premessa di un ragionamento e dimostrando la sua erroneità si fa cadere tutto il ragionamento, senza bisogno di andare poi a sminuzzare ogni singolo passaggio. Ma noi lo faremo lo stesso, perché ci vogliamo male.
Fanatismo è invece riferito a "esasperazione di un sentimento religioso o fede politica e filosofica (che può portare all'intolleranza)".
Le due parole insieme indicano quindi qualcuno che, ad ogni costo, voglia applicare i principi del giusto e dell'onesto e, se non raggiunge il suo scopo, può sconfinare nell'intolleranza (verso chi è ingiusto e disonesto, ndr).
Le due parole insieme indicano quindi qualcuno che, od ogni costo, voglia applicare i principi di ciò che lui personalmente ritiene giusto. In altre parole, indica chi identifica il peccato morale con il reato penale, due cose fondamentalmente diverse e che dovrebbero essere sempre tenute accuratamente separate in uno Stato moderno. Abbiamo scoperto che Grillo non è molto diverso dai movimenti anti-aborto: siccome per me l'aborto è un peccato lo Stato deve abrogare la legislazione favorevole, perseguire penalmente i peccatori e in questo modo ripristinare la moralità.

Mi piace la postilla rassicurante tra parentesi, quel "verso chi è ingiusto e disonesto, ndr" così rassicurante. Basta che tu faccia il bravo, che tu non sia immorale, e non ti beccherai l'intolleranza.
Mi piace anche che, in questo profluvio di definizioni, ci si dimentichi di definire proprio la parola "intolleranza", pecca abbastanza grave vista la libertà con cui un termine del genere viene utilizzato.
Intolleranza: atteggiamento di chi non ammette e cerca di reprimere manifestazioni di pensiero, di fede e sim. diverse dalle proprie.
Che definizione calzante per il capo del MoVimento! Che il vocabolario Zanichelli sia parte della casta corrotta dei giornalisti italiani che cercano di spalare materiale fecale su Grillo? Possibile, anche se fortemente improbabile.

Ora, ci sono paesi in cui il capo politico non ammette e cerca di reprimere manifestazioni di pensiero, di fede e sim. diverse dalle proprie e non sono bei paesi in cui vivere. Ci sono anche paesi (spesso coincidenti con i suddetti) in cui il peccato è riconosciuto come reato e punito di conseguenza e non sono bei paesi in cui vivere. Checché ne dica Grillo dell'Iran.
Il M5S porterà all'eccesso la moralità in politica. Il lavoro che ci aspetta è enorme, l'immoralità è ovunque.
Una persona che avesse ben chiara la separazione tra morale e legge avrebbe scritto che l'illegalità è ovunque, ma pare evidente che Grillo non prenda nemmeno in considerazione il fatto che questi due termini possano essere distinti.

Suona un campanello?
Perché se è innegabile che Grillo in fin dei conti sia nel giusto (solo un idiota negherebbe che la nostra classe politica ormai abbia fatto di tutto in tema di corruzione, peculato e malversazione) il problema sta nel fatto che Grillo mostra di avere dello Stato una concezione etica. Lo Stato (o la classe dirigente, è uguale) indica al cittadino come comportarsi, come vivere la sua vita, non solo nelle sue manifestazioni pubbliche, ma anche in quelle private. Chi non si adegua è immorale e quindi si pone al di fuori della comunità.
E questi sono temi forti, fortissimi. Migliaia di persone hanno combattuto e ci sono morte su questi temi. I nostri genitori si sono beccati in faccia gli idranti e i manganelli della Digos per poter affermare come diritti delle azioni che al loro tempo erano ritenute immorali, cerchiamo di non dimenticarcelo.
Vedere tutto questo derubricato a qualche riga spacciata per ironia è, nei fatti, un insulto alla nostra storia. Righe che, tra l'altro, dimostrano anche l'egocentrismo di chi le scrive, che vede ogni parola pronunciata al di fuori del suo seminato come un attacco personale (e che viene prontamente smentito). Forse è per questo che nessuno ride.

Prima di tutto vennero a prendere i politici
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere i meridionali
e stetti zitto, perché tanto non votavano con la loro testa.
Poi vennero a prendere gli zingari,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere gli immigrati,
e io non dissi niente, perché ero italiano.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

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