domenica 29 dicembre 2013

Anno nuovo, vita nuova

Pare proprio che questo pazzesco 2013 stia arrivando alla chiusura, tra l'altro allietata dall'epico scontro Gramellini-Grillo, era dai tempi delle guerre puniche che non si assisteva a nulla di così emozionante.

Potrei dire che sia stato un anno di alti e bassi in politica ma sappiamo tutti che è stato un anno quasi esclusivamente di bassi. Tolte le elezioni primaverili di cui si è parlato fino alla nausea le "emozioni" comunque non sono mancate.
L'epopea di Berlusconi sembra avvicinarsi alla fine, almeno per il momento, quei bastardi del PD si sono ostinati a non dargli un salvacondotto, né la mummia di Napolitano gli ha concesso la grazia. A questo punto qualcuno che ha titolato per mesi sugli intrighi di palazzo per salvare l'ex-cavaliere dovrebbe quanto meno farsi un'analisi di coscienza. Ma sappiamo tutti che non accadrà. Per il resto io sono curioso di vedere come la svangherà questa volta il presidente più amato degli ultimi centocinquant'anni.

In compenso sembra che il PD finalmente abbia cominciato a capire come si fa politica in questo paese: stando simultaneamente al governo e all'opposizione. Incredibile il carpiato sulle slot-machines ma altrettanto, se non più, incredibile l'ultimatum di Renzi a Letta: se non ti va bene cosa fa il governo fallo cadere, non fare belletti degni della Lega Nord.

L'ultimo dell'anno sarà poi allietato non da uno ma da ben due discorsi di fine anno, uno pieno di ovvietà e l'altro pieno di ovvietà pronunciate con un tono di voce sensibilmente più alto. Finalmente l'offerta dei palinsesti varia. Personalmente mi sento di consigliare il secondo solo a chi abbia parecchio pelo sullo stomaco o pulsioni masochistiche. Anche perché da quello che si è detto pare che verrà citato Pertini, quindi sarà solo un lungo aneddoto di quand'era partigiano (povero Pertini, in questi giorni sembra che tutti gli idioti del paese facciano a gara per citarlo, se fosse vivo forse rimpiangerebbe di aver liberato l'Italia dal fascismo).
Esilarante poi l'annuncio del discorso, che sarebbe tenuto dal "vero presidente", si attendono quindi manifestanti con cartelli "vogliamo Rodotà" che bruciano tessere del M5S in piazza urlando che il movimento è morto. Tra l'altro almeno Berlusconi era presidente del Milan, Grillo di che cazzo è presidente?

Poveri noi, siamo già quasi arrivati al punto di guardarci indietro e dirci: "Ti ricordi quando c'era Berlusconi? Almeno lui raccontava barzellette che una volta su dieci facevano ridere" e sono passati neanche due mesi da quando la sua presenza ha cominciato ad affievolirsi.


giovedì 10 ottobre 2013

Contrordine compagni!

Sono giorni di grandi giravolte politiche in Parlamento, i gruppi sembrano navi sanza nocchiero in gran tempesta e ormai il tutto ha assunto le dimensioni di una farsa tragicamente comica. O comicamente tragica.
Il PD fa una retromarcia spettacolare sull'applicazione dell'IMU alle case di lusso (o presunte tali), il M5S si è incartato poche ore fa sul reato di immigrazione clandestina e quanto al PDL la lista delle giravolte è talmente lunga che non basterebbero dieci post a contenerle tutte.

Ma è tanto difficile nella politica italiana assumere una posizione e mantenerla? Rispondere a chi attacca semplicemente "Io faccio quello che ritengo giusto e benefico per il paese?" Al di là del becero calcolo elettorale di PDL e del M5S (quest'ultimo, tra l'altro, confermato da Grillo nel suo post quando scrive "Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità [...] il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico.") il comportamento del PD è scioccante. Fare marcia indietro su un provvedimento che era stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale ha qualcosa di assurdo. Bersani è andato in tutte le piazze e in tutti i talk-show a dire che l'IMU non andava abolita ma rimodulata per fasce di reddito e al primo guaito di un PDL debole come non mai si fa rientrare tutto.

E che figura ci fa Bersani?
Ah già, Bersani è stato pugnalato dall'ennesima giravolta del suo partito molti mesi fa ormai.

La nave dei folli, tema molto caro all'iconografia medievale. Mi sembrava appropriata.

domenica 29 settembre 2013

Morto e risorto?

Lunedì Enrico Letta si presenta al Senato per chiedere la fiducia con un discorso durissimo sull'indipendenza della magistratura, sulla necessità di rispettare le sentenze e sull'obbligo stringente di far quadrare il bilancio senza trucchetti tipo aumento della benzina o tasse sul tabacco.
A sorpresa l'aula gli vota la fiducia. A favore sono un inaspettatamente granitico PD, il manipolo di Sel, i transfughi grillini del gruppo misto (ingrossati dai compagni di avventura di Luis Orellana), Scelta Civica e un piccolo gruppetto di senatori del PDL in fuga, timorosi di non essere ricollocati nelle liste delle future elezioni per i quali si parla di un possibile ingresso nel partito di Mario Monti.
Con il sostegno dei senatori a vita il governo Letta bis può partire contando su 164 voti a favore, la fiducia alla camera è solo una semplice formalità.

Ponendosi su basi così solide Enrico Letta può comporre un governo di scopo, riconfermando quasi tutti i ministri ad eccezione di quelli del PDL, per fare la legge elettorale e mettere al sicuro i conti. Pochi punti che vengono sbrigati con rapidità permettendo agli italiani di tornare al voto a maggio dell'anno prossimo in uno scenario dove i populisti di varie fogge vanno incontro ad un netto ridimensionamento.

Sembra un sogno... oppure no?


giovedì 19 settembre 2013

La Storia siamo noi, parte seconda

Il "gentismo" come categoria del pensiero che svaluta le competenze affermando che tutti possono fare tutto, perché la preparazione specifica non esiste dato che basta cercare le nozioni base su internet per diventare degli esperti, è una cosa pericolosa.
Si può facilmente arrivare all'assurdo di proporre una casalinga come ministro dell'economia perché tanto tenere i conti dello Stato non è diverso, o più impegnativo, che tenere quelli di casa. Stesso discorso vale per la pretesa di poter gestire un paese come un'azienda.

Non c'è dubbio che internet abbia dato un grosso impulso alla diffusione di questo tipo di pensiero, grazie alla facilità con cui le informazioni vengono messe a disposizione. Poco importa della loro qualità.
E tuttavia non sembra che il "gentismo" sia un prodotto della nostra epoca. Volendo essere pessimisti potremmo dire che è insito nella natura umana e che ci viene richiesto un notevole sforzo per staccarci da questa forma mentis. Sforzo che molti, per pigrizia, preferiscono non fare.

Ma veniamo ai fatti. Episodi di ipersemplificazione di una materia complessa e il vezzo di voler fare l'esperto pur sapendo a stento di cosa si sta parlando dovevano essere frequenti anche un secolo fa se Max Weber scrive con stizza intorno al 1905:
 Moda o ambizione letteraria oggi inducono a credere di poter fare a meno dello specialista, o di poterlo ridurre a un ruolo subalterno al servizio di chi "guarda, vede, intuisce". [...] Il dilettantismo non può essere il principio della scienza, ne sarebbe la fine.
E quella volta esisteva solo il telefono.

La cosa davvero spassosa è che si può andare incredibilmente indietro nel tempo e continuare a scovare le tracce che gli stizziti esperti che avevano costruito il loro sapere con fatica hanno lasciato riguardo all'uomo della strada che vuol mettersi al loro livello senza averne le competenze.
Facciamo un pauroso balzo all'indietro di milleseicento anni dal nostro amico Weber e spostiamoci nella Costantinopoli del IV secolo dopo Cristo, dove Gregorio, vescovo di Nissa, rileva esterrefatto come ormai non ci si possa girare senza che qualcuno non cerchi di spiegarti complesse questioni teologiche:
Tutti i luoghi della città [Costantinopoli] sono pieni di individui del genere, i vicoli, le piazze, i fori, le strade; venditori di mantelli, cambiavalute, negozianti di cibarie. Se t'informi sul denaro, quello ti fa una dissertazione sul generato e l'ingenerato; se chiedi il prezzo del pane, "Il Padre è il maggiore -ti risponde- e il Figlio è soggetto". Chiedi se è pronto il bagno e quello sentenzia che il Figlio deriva dal nulla. Non so come si debba chiamare questo male: frenesia, pazzia o una forma di epidemia che travolge le menti.
E millesettecento anni dopo non lo sappiamo nemmeno noi, caro Gregorio.
Forse, l'unica risposta sta nel citare ancora una volta il buon Weber:
Chi desidera "guardare" vada al cinematografo.

martedì 13 agosto 2013

Per grazia ricevuta

C'è una cosa nella faccenda della grazia richiesta a gran voce dai membri del PDL per Berlusconi che non capisco: se anche Napolitano dovesse concederla Berlusconi ha comunque altri processi in ballo, se fosse condannato anche in questi cosa accadrebbe?
Avremmo un "eterno ritorno" della situazione attuale?
Oppure la grazia richiesta ora si intende come uno scudo protettivo anche per il futuro? Un messaggio del tipo "è inutile che vi affanniate a condannarlo, tanto poi lo si grazia".

In ogni caso come si potrebbe giustificare una seconda grazia? Sarebbe un unicum (che io sappia) davvero notevole e confermerebbe quello che Berlusconi dice da anni: che la magistratura vuole farlo fuori. Non si spiegherebbe altrimenti la situazione dell'unico individuo della storia d'Italia a essere stato graziato due (o più, perché no) volte.

lunedì 5 agosto 2013

Appunto di mezza estate


Premessa: Le cariche non elettive non sono poteri dello Stato.

Svolgimento:
Il Presidente della Repubblica non è una carica elettiva.
Il Presidente del Consiglio non è una carica elettiva.
I ministri non sono cariche elettive.
I questori non sono cariche elettive.
I prefetti non sono cariche elettive.

Conclusione: Berlusconi è un anarchico.

Corollario: Qualcuno dovrebbe finalmente chiamarlo per quello che è, un eversore.
Corollario2: Nessuno lo farà mai, legittimando così le sue sparate che andranno come sempre a sedimentarsi nell'immaginario collettivo rinsaldando la fede dei suoi elettori.

domenica 16 giugno 2013

Burocrazia portami via

L'altro giorno ho visto uno spezzone di Otto e Mezzo, ospite Roberto Fico del Movimento 5 stelle. Una cosa mi ha colpito dell'argomentazione del bel Fico: l'enunciazione del principio di ridondanza.
Ma partiamo dal principio. Forse qualcuno avrà letto che il Movimento è in queste ore in grande affanno per le dichiarazioni di una senatrice, Adele Gambaro, che ha accusato Grillo di aver causato, con i suoi toni apocalittici, lo scarso risultato del movimento alle recenti elezioni comunali. Se non avete sentito nulla di tutto ciò vuol dire che vivete in una grotta del Caucaso.
Comunque, dopo queste dichiarazioni, Grillo ha sbraitato come al solito e Gambaro è stata messa all'indice come traditrice prezzolata (dal PD probabilmente, anche se non è stato ancora specificato).
E qui veniamo al bel Fico. Alla domanda di Gruber su cosa ci fosse di tanto scandaloso nelle dichiarazioni della senatrice il nostro ha risposto candidamente che uno la sua opinione la può anche avere, ma prima di esternarla bisogna parlarne in riunione.
A parte il solito vizietto italiano che si può riassumere nella formula: "i panni sporchi li laviamo in famiglia, e senza diretta streaming" mi è venuto spontaneo chiedermi quali fossero le implicazioni delle risposte del bel Fico.

In pratica, da quel che ho capito, la trafila andrebbe più o meno così:
  • Succede qualcosa.
  • Tizio ha qualcosa da dire su questo qualcosa.
  • Si fa una riunione e si vota quale opinione dare in caso di intervista.
  • Tizio non è proprio convinto al 100% della linea votata in assemblea quindi nell'intervista che rilascia si discosta leggermente.
  • A questo punto si indice una nuova assemblea per votare se Tizio si è discostato troppo dalla linea.
  • In caso affermativo si indice una nuova assemblea per votare se Tizio ha violato le norme di condotta o meno.
  • In caso affermativo si indice una nuova assemblea per votare se espellerlo con votazione sulla rete o in assemblea dei parlamentari.
  • Se, grazie a Dio, vince la prima opzione ci si può anche fermare, altrimenti occorre una nuova assemblea per votare l'espulsione.
Il tutto inframmezzato da numerose assemblee per votare su cosa mangiare nella pausa pranzo tra le assemblee.

Ora, anche volendo condensare più votazioni nella stessa assemblea (cosa che vedo difficile, immagino che ognuno vorrà dire la sua nell'assemblea visto che resta l'unico luogo dove poterla dire senza che venga convocata un'assemblea per espellerti) ci si perde comunque una giornata di lavoro, così a occhio.

E questa non è democrazia, questo è un ingolfamento burocratico che porta solo lentezza nelle decisioni, con il rischio di generare un effetto domino. Cosa che sta appunto avvenendo in questi giorni.
La democrazia sarebbe lasciar dire alle gente quel che pensa (nei limiti della decenza, ovvio), in altre parole un sano esercizio di democrazia non è la convocazione di assemblee una dietro l'altra finché queste non votano quello che va bene a te; è, semplicemente, saper applicare una buona dose di buonsenso.

giovedì 13 giugno 2013

Il travaglio del nuovo Travaglio.

Vi ricordate quando Travaglio era ancora un buon giornalista, attento ai dati, alle fonti, al porgere sempre la seconda, scomoda domanda? Ecco, negli ultimi periodi, complice l'ascesa del M5S, a cui il nostro Marco ha promesso fedeltà in saecula saeculorum giurin giurello amen, pare aver dimenticato quali siano i presupposti oggettivi su cui l'informazione dovrebbe basarsi. Un esempio? Analizziamo insieme questo video:



Perché Travaglio racconta balle? Basta ascoltare quello che dice, e ricordarsi qualche semplicissimo fatto di cronaca che lo smentisce manco fosse un Emilio Fede qualsiasi.

"Sono andati con un programma già scritto di 8 punti"
Ma non era questa la richiesta del M5S? Non erano loro quelli che "Noi non votiamo i partiti, noi votiamo le idee"? Il PD si è adattato: ha scritto il programma ed ha detto al M5S "Questi sono i nostri punti in comune, possiamo lavorare su questi". Considerando che il PD era l'unico partito coi seggi sufficienti a poter formare un Governo (le uniche due coalizioni di Governo stabili che potevano formarsi erano PD+M5S e PD+PDL, i numeri non ammettono altre interpretazioni), un'altra via non esisteva. Ed il M5S, di fronte a quel programma, non ha avanzato alcuna proposta di cambiamento: ha detto "No grazie, il programma non ve lo votiamo perché non ci piace" (salvo poi accusare il PD di aver copiato gli 8 punti dal Movimento, al che sorge spontanea la domanda: come fa a non piacervi qualcosa che hanno copiato da voi?).

"Il governo monocolore, PD/Vendola, che aveva già i ministri fissati."
Ricordiamo un presupposto base: quelli del M5S hanno portato avanti una campagna elettorale a dire che "Non veniamo per occupare le poltrone", ed hanno passato le prime due settimane di lavori parlamentari a ribadirlo quando si vociferava che il PD avesse proposto la presidenza della Camera ai grillini (si era fatto il nome di Marta Grande) per cominciare a cercare un'intesa di governo. Però eccoci qua, quando il PD prende atto che col M5S non si può dialogare sul tema dell'assegnazione dei ruoli istituzionali e forma il proprio governo, Travaglio lo accusa di dispotismo. Non è colpa del M5S che ha chiuso tutte le porte chiudibili, è colpa del PD che non s'è messo a strisciare per passare sotto le porte.

"Rileggetevi quegli 8 punti: [...] farfugliamenti sul finanziamento ai partiti, non c'era nemmeno la parola abolizione"
Perché sarebbe dovuta esserci la parola "abolizione"? Il PD ha proposto una riforma delle norme sul finanziamento pubblico, e non l'abolizione, per un motivo preciso: l'abolizione del finanziamento pubblico equivarrebbe a vendere i partiti alle lobby che hanno i soldi per mantenerli. Sappiamo tutti cosa ha potuto fare Berlusconi nel suo PDL grazie ai soldi di mamma Mediaset. Vogliamo che tutti i partiti diventino così?

"Ma soprattutto c'era la parola 'web' e 'wi-fi' spalmata un po' dappertutto."
Marco, d'accordo tutto, ma inventarsi le cose di sana pianta è un po' troppo anche per te. Nel testo degli 8 punti del Governo Bersani le parole da te citate non sono presenti. Nemmeno una volta. Neanche una sola.

"E intanto facevano scouting."
E così siamo passati anche alla diffamazione, affermando che il PD si fosse messo a comprare i parlamentari del M5S. Anche qui, senza prova alcuna.

mercoledì 29 maggio 2013

Apologia di Bersani

Ieri sera ho visto l-intervista di Pierluigi Bersani a Ballarò. Ammetto che mi è scesa una lacrimuccia quando ha detto "l'arroganza umilia chi ce l'ha."

Quello di ieri sera è stato un momento un po' nostalgico per me, una sorta di riepilogo degli eventi convulsi seguiti alle elezioni di febbraio quando ormai le acque si sono calmate. Bersani ieri mi ha ricordato perché sono stato così stupido da votarlo alle primarie e poi alle elezioni: è essenzialmente una brava persona. Anche con Floris che lo invitava a lasciarsi un po' andare, a recriminare contro tutto e contro tutti ha mantenuto il suo contegno.

Di sicuro avrà sbagliato qualcosa, di sicuro essere persone per bene non è una qualità sufficiente di per sé a divenire i leader di un intero paese. Però forse avremmo potuto farci bastare questo, tanto per cominciare.

giovedì 2 maggio 2013

Il Governo che avanza

E così, dopo circa due mesi dalle elezioni, dopo settimane di discussioni, complotti e pugnalate alle spalle  il nuovo Governo ha ottenuto la fiducia del Parlamento e potrà iniziare ad operare.
Le elezioni che hanno cambiato l'Italia ci hanno dato lo stesso Presidente della Repubblica e la stessa maggioranza di governo; fossi stato in Napolitano avrei ridato l'incarico a Monti, tanto per accentuare la sensazione di déjà-vu.
Il PD esce da queste giornate con le ossa rotte, il PDL è il grande vincitore, il M5S paga con l'esclusione dalle decisioni politiche l'avverarsi della profezia auto-avverante del suo capo e il centro di Monti e Casini non sembra essere pervenuto.

Si potrebbero versare fiumi d'inchiostro sulle buone intenzioni di Enrico Letta e del suo neonato Governo (in parte è già stato fatto) e a guardar bene qualche nota positiva si trova: per la prima volta abbiamo un ministro di colore (che è anche una donna), un ministro su tre è una donna, l'età media è sensibilmente più bassa (53 anni contro 64) rispetto al governo Monti e forse queste cose possono lasciar presagire una maggiore "apertura mentale" dell'Esecutivo.

Ma possiamo accontentarci di questo, facendoci forza con un bel "poteva andare peggio"? No. La sensazione è che si sia sprecato tanto tempo e un'occasione storica per fare finalmente qualcosa di buono e di radicale.
Inoltre questo Governo è gravato pesantemente dalla presenza berlusconiana: Berlusconi ha ottenuto alcuni ministeri chiave nel campo dei suoi interessi storici (infrastrutture, sanità e agricoltura) e ha piazzato Alfano all'interno. In pratica è riuscito ad ottenere il massimo delle tutele per sé senza doversi assumere responsabilità troppo grandi in campo economico o sociale. E alla prima tassa che si cercherà di far passare potrà sempre gridare ai comunisti che tengono i ministeri economici e far cadere il governo. Insomma, un governo molto L e ben poco PD.

Le aspettative quindi sono parecchio basse per quanto mi riguarda.

A questo punto non restano da fare che due considerazioni.
La prima riguarda l'abolizione dell'IMU. Ecco, io preferirei che non la abolissero. Perché i soldi dell'imposta sulla casa da qualche parte li si dovrà andare a pescare e francamente io preferisco pagarli come imposta, in una forma evidente e che posso quantificare, piuttosto che come riduzione dei servizi al cittadino.
La seconda è una considerazione sul PD. Si è capito che votare un governo insieme a Berlusconi e che contiene come ministri uomini di Berlusconi provoca al massimo tra le tre e le cinque defezioni. Invece votare alla Presidenza della Repubblica l'uomo che per due volte ha sconfitto Berlusconi alle elezioni ne provoca centonuno. A buon rendere.

domenica 14 aprile 2013

La Storia siamo noi

Nella Roma arcaica una delle divinità principali, tanto da avere un posto accanto a Giove e Marte nella triade capitolina, era Quirino.
Le sue funzioni originarie non sono molto chiare, anche per la mancanza di testimonianze precise prima dell'arrivo degli influssi magnogreci-etruschi su Roma, che ne modificheranno i costumi religiosi. Tanto che il povero Quirino si ritroverà espulso dalla triade, ora formata (in ossequio al modello greco) da Giove, Giunone e Minerva.
Quirino rimase comunque una divinità importante nel panorama romano almeno fino al I secolo a.C., nonostante la mitologia scarna, perché legato a quella tradizione che i cives custodivano gelosamente. A lui era intitolato il terzo dei flamini maggiori, la sua residenza era la rupe del Quirinale (luogo tradizionalmente associato al potere) e la sua sfera di influenza si estendeva a tutte le attività degli uomini liberi in tempo di pace.


Anche la sua origine è controversa: gli stessi latini non sono concordi. Per Varrone era una divinità portata a Roma dal re Tito Tazio (re dei sabini, che formò l'alleanza con Romolo dopo l'episodio del ratto) dalla sua città natale, Cures. Per Ovidio il nome derivava dalla parola stessa di Quiriti, l'epiteto con cui i romani appellavano se stessi, e configurava quindi Quirino come il numen della tradizione romana per eccellenza. Infine Macrobio lo riteneva un dio sabino, facendo derivare il nome da curis, la tipica lancia di quel popolo. Il tutto, con l'aggiunta dell'identificazione tra Quirino e Romolo stesso, è riassunto da Plutarco nella Vita di Romolo.
L'interpretazione moderna collega l'etimologia del nome Quirino alla stessa radice della parola Curia, l'unità minima di suddivisione della popolazione all'interno della città di Roma. La radice comune dovrebbe essere co-viria, dalla quale dovrebbe derivare anche il termine Quiriti, attraverso co-virites.

Ogni curia della città di Roma aveva i suoi propri numi tutelari, dei Lari collettivi di tutta la curia che dovevano essere celebrati accanto ai Lari delle singole famiglie che la componevano. Questi Lari venivano celebrati in una festività mobile, che cadeva intorno alla metà di Gennaio e il cui rito prevedeva la torrefazione del grano, riconnettendosi alla cultura arcaico-contadina dei primissimi abitanti di Roma.
Coloro i quali non riuscivano, per i motivi più disparati (anche se gli unici moralmente accettati erano un lutto o una malattia, gli stessi motivi che giustificavano il non presentarsi in tempo di guerra alla chiamata alle armi) a celebrare il rito, avevano una seconda possibilità il diciassette di Febbraio, durante le festività in onore di Quirino, chiamate stultum feriae, le feste degli stolti. Stolti che sono tali, per Ovidio, in quanto non doctos colonos.

Questa festività andava sotto il nome di Quirinalie (Quirinalia).
Può essere un caso?

giovedì 11 aprile 2013

Santi di Stato

Mi piacerebbe cassare l'ultimo post sul blog di Grillo come semplice provocazione. La provocazione di un comico di professione che risponde con ironia a chi prospetta scenari apocalittici futuri causati dal suo partito. Un po' la risposta del tipo "Sì, e tieni d'occhio tuo figlio che non si sa mai che Fassino non ci faccia il polpettone" che una volta si dava ai berlusconiani incalliti, insomma.

Il problema, abbastanza tragico per un comico in verità, è che nessuno ride. Passi che non ridano i giornalisti, che tentano sempre di drammatizzare le cose altrimenti avrebbero ben poco di cui scrivere. Ma non ridono nemmeno i suoi commentatori, le cui posizioni sono più o meno del tono: "Bene così, se ne sono accorti e si sentono il fiato sul collo."
Considerato questo fatto direi che nemmeno noi abbiamo granché da ridere.
La parola "morale" riguarda ciò che è conforme ai principi del giusto e dell'onesto. E' riferito a chi agisce quindi con onestà e rettitudine.
 E invece no. La parola morale riguarda ciò che è conforme ai principi del giusto e dell'onesto al momento attuale o per una specifica persona. La morale non è mai assoluta: in primo luogo perché la morale varia da uomo a uomo e in secondo luogo perché quello che chiamiamo morale collettiva risente del momento storico. Quel che era moralmente accettabile duemila anni fa (come la faida privata o la compravendita di esseri umani) non è più accettabile oggi. Diamine, quel che non era moralmente accettabile cinquant'anni fa (come l'aborto o il divorzio) oggi è largamente accettato, di più, è riconosciuto come un diritto.

Come molti sapranno attaccando la premessa di un ragionamento e dimostrando la sua erroneità si fa cadere tutto il ragionamento, senza bisogno di andare poi a sminuzzare ogni singolo passaggio. Ma noi lo faremo lo stesso, perché ci vogliamo male.
Fanatismo è invece riferito a "esasperazione di un sentimento religioso o fede politica e filosofica (che può portare all'intolleranza)".
Le due parole insieme indicano quindi qualcuno che, ad ogni costo, voglia applicare i principi del giusto e dell'onesto e, se non raggiunge il suo scopo, può sconfinare nell'intolleranza (verso chi è ingiusto e disonesto, ndr).
Le due parole insieme indicano quindi qualcuno che, od ogni costo, voglia applicare i principi di ciò che lui personalmente ritiene giusto. In altre parole, indica chi identifica il peccato morale con il reato penale, due cose fondamentalmente diverse e che dovrebbero essere sempre tenute accuratamente separate in uno Stato moderno. Abbiamo scoperto che Grillo non è molto diverso dai movimenti anti-aborto: siccome per me l'aborto è un peccato lo Stato deve abrogare la legislazione favorevole, perseguire penalmente i peccatori e in questo modo ripristinare la moralità.

Mi piace la postilla rassicurante tra parentesi, quel "verso chi è ingiusto e disonesto, ndr" così rassicurante. Basta che tu faccia il bravo, che tu non sia immorale, e non ti beccherai l'intolleranza.
Mi piace anche che, in questo profluvio di definizioni, ci si dimentichi di definire proprio la parola "intolleranza", pecca abbastanza grave vista la libertà con cui un termine del genere viene utilizzato.
Intolleranza: atteggiamento di chi non ammette e cerca di reprimere manifestazioni di pensiero, di fede e sim. diverse dalle proprie.
Che definizione calzante per il capo del MoVimento! Che il vocabolario Zanichelli sia parte della casta corrotta dei giornalisti italiani che cercano di spalare materiale fecale su Grillo? Possibile, anche se fortemente improbabile.

Ora, ci sono paesi in cui il capo politico non ammette e cerca di reprimere manifestazioni di pensiero, di fede e sim. diverse dalle proprie e non sono bei paesi in cui vivere. Ci sono anche paesi (spesso coincidenti con i suddetti) in cui il peccato è riconosciuto come reato e punito di conseguenza e non sono bei paesi in cui vivere. Checché ne dica Grillo dell'Iran.
Il M5S porterà all'eccesso la moralità in politica. Il lavoro che ci aspetta è enorme, l'immoralità è ovunque.
Una persona che avesse ben chiara la separazione tra morale e legge avrebbe scritto che l'illegalità è ovunque, ma pare evidente che Grillo non prenda nemmeno in considerazione il fatto che questi due termini possano essere distinti.

Suona un campanello?
Perché se è innegabile che Grillo in fin dei conti sia nel giusto (solo un idiota negherebbe che la nostra classe politica ormai abbia fatto di tutto in tema di corruzione, peculato e malversazione) il problema sta nel fatto che Grillo mostra di avere dello Stato una concezione etica. Lo Stato (o la classe dirigente, è uguale) indica al cittadino come comportarsi, come vivere la sua vita, non solo nelle sue manifestazioni pubbliche, ma anche in quelle private. Chi non si adegua è immorale e quindi si pone al di fuori della comunità.
E questi sono temi forti, fortissimi. Migliaia di persone hanno combattuto e ci sono morte su questi temi. I nostri genitori si sono beccati in faccia gli idranti e i manganelli della Digos per poter affermare come diritti delle azioni che al loro tempo erano ritenute immorali, cerchiamo di non dimenticarcelo.
Vedere tutto questo derubricato a qualche riga spacciata per ironia è, nei fatti, un insulto alla nostra storia. Righe che, tra l'altro, dimostrano anche l'egocentrismo di chi le scrive, che vede ogni parola pronunciata al di fuori del suo seminato come un attacco personale (e che viene prontamente smentito). Forse è per questo che nessuno ride.

Prima di tutto vennero a prendere i politici
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere i meridionali
e stetti zitto, perché tanto non votavano con la loro testa.
Poi vennero a prendere gli zingari,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere gli immigrati,
e io non dissi niente, perché ero italiano.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

giovedì 4 aprile 2013

Grazie, Tommaso


No, questo articolo non è un coccodrillo.

Voglio sinceramente ringraziare Tommaso Currò, deputato a 5 Stelle, dal cui pensiero è nato il manipolo di "dissidenti" in seno ai gruppi parlamentari del Movimento.
Perché?
Non per lo strappo in sé, sia chiaro. Le faide interne al M5S non sono di mio interesse, se le gestiranno loro (anche se ci sarà da ridere sul come le gestiranno).

No, io voglio ringraziarlo per avermi ridato la fiducia nelle persone. Currò è un fisico, uno scienziato e, in quanto tale, probabilmente una persona poco propensa a sorbirsi le idee altrui con la sola giustificazione del "Perché così ha detto Lui" (altrimenti noto come "ipse dixit", o "argumentum ad auctoritatem").
Ecco quindi che non ci sta a seguire come una pecora i diktat del padre-padrone Beppe Grillo. Vuole aprire il dialogo al PD, invita Grillo a presentarsi in Parlamento davanti ai parlamentari (e non il viceversa, come imposto da Grillo), condanna la maleducazione del non dare la mano ai colleghi di altri partiti.

Voglio ringraziarlo, sinceramente ed umilmente. Voglio ringraziarlo perché è una dimostrazione vivente del fatto che anche nel M5S, evento insperato, ci sono persone che sanno pensare, anche a livello politico, con la propria testa, senza doversi sottomettere ai cosiddetti "comunicatori" (che poi, a livello pratico, sono dei commissari). Voglio ringraziarlo perché è una dimostrazione vivente del fatto che il dissenso interno al M5S non è opera di "orde di trolls" (termine che Grillo ha fatto proprio mutuandolo dal gergo di internet, in cui ha un significato diverso da quelli che Grillo stesso pretende di attribuirgli), ma è ormai un pensiero diffuso tra i grillini stessi.

Adesso, però, c'è la parte divertente. Adesso c'è da capire come il Movimento, o meglio Grillo, prenderà l'uscita di Currò. Perché i commenti sul tuo blog li puoi censurare con un semplice click, un Crimi qualunque lo puoi smentire come e quando ti pare e piace, ma alle dichiarazioni di Currò non possono seguire smentite.

Ci sarà da divertirsi, insomma, nel vedere come Grillo e Casaleggio gestiranno la situazione del dissenso, che ormai è arrivato a coinvolgere 30 parlamentari. Li cacceranno via come previsto dal Codice di Comportamento, o li inviteranno semplicemente a non votare più il partito che li ha eletti?

lunedì 1 aprile 2013

Il tecnocrate e la scienza



Beppe Grillo una volta non aveva un buon rapporto con la tecnologia, alcuni di noi ricordano ancora quando sfasciava computer a martellate sui palchi dei suoi spettacoli nel lontano 2000. Ora sembra che tutto sia cambiato: Grillo santifica la rete e tutti i suoi annessi come salvatori dell'umanità e promette un futuro in cui la tecnologia ci renderà la vita più semplice. Da luddista (per quanto il termine sia improprio) irriducibile a modernista impenitente.



Ma è davvero così?
Ovviamente no, altrimenti io non sarei qui a scriverci sopra né ci sarebbe qualcuno a leggere.

Questo perché Grillo non è un modernista, non lo è mai stato, e con ogni probabilità non lo sarà mai. Perché a Grillo la scienza non piace: ti complica la vita, ti costringe a ammettere la tua ignoranza e sta sempre lì ad infilarsi nella tua utopia bucolica. Significativo è che Grillo e il MoVimento sono pervasi da questa corrente anti-scientifica e oscurantista fino al midollo. In campagna elettorale sono stato informato che i detersivi possono essere rimpiazzati da una semplice palla di ceramica, che mia madre che si fa la mammografia regolarmente è solo un'allocca vittima delle case farmaceutiche, e che bisogna rifiutare dei vaccini, colpevoli di causare autismo nella peggiore delle ipotesi (o far diventare i bambini omosessuali) o di esser nulla di più che acqua fresca propinata in maniera truffaldina nella migliore. Grazie al MoVimento e alle sue "parlamentarie" ho scoperto con gioia che esistono donne eco-compatibili,  gente che si fa il detersivo in casa con piante di limoni e che dovrei bere il mio piscio, giusto per dare qualcosa da fare ai miei reni che altrimenti si annoiano. Anche andando a vedere cosa diceva anni fa Grillo ho potuto scoprire cose affascinanti: mentre gli voltavo le spalle pomodori OGM hanno ucciso sessanta ragazzi innocenti, l'AIDS non esiste, i biocarburanti sono il male (ma forse a guardar meglio sono il bene), i cellulari cucinano le uova e c'è un uomo in Italia che cura il cancro da anni nel silenzio dei media, controllati anche loro, guarda caso, dalle case farmaceutiche. Quanto al programma del MoVimento (citazione d'obbligo: "Ma tu l'hai letto il programma?") la scienza e la ricerca semplicemente non ci sono. Certo, ci sono i famosi punti wi-fi per tutti, lezioni universitarie e riunioni politiche in streaming (cosa, quest'ultima, che sembra non riuscire molto bene agli eletti)  e naturalmente le immancabili energie pulite. Tuttavia questi punti riguardano l'uso della tecnologia, che non è la stessa cosa della scienza. Senza considerare che si possono contare sulla punta delle dita di una mano monca e sono incredibilmente vaghi e inconcludenti (come tutto il programma del resto, ma lasciamo perdere) quando non apertamente in contrasto con altri punti, come quello sugli incentivi all'utilizzo dei combustibili fossili.

Perché Grillo non propugna una civiltà tecnologico-scientifica ma, come tutti i nostalgici, propugna un ritorno al passato. Quel passato mitico, l'età dell'oro, quando i prati erano verdi e i cieli liberi dall'inquinamento (anche quello delle scie chimiche), quando l'uomo prendeva dalla natura solo quello che gli serviva per vivere e non predava indiscriminatamente portando migliaia di specie animali all'estinzione. E soprattutto quando la società umana non era organizzata in caste, non c'era divisione di compiti, tutti potevano fare tutto e tutti in effetti facevano tutto, a turno, e tutti si aiutavano, vivendo in pace e armonia. Peccato che questo età non sia mai esistita. Ma questo è un dettaglio ininfluente.



Come storico tra l'altro mi affascina vedere che questo mito della società arcaica, che è nato praticamente insieme alle società umane, viva ancora oggi nonostante tutto, e nonostante tutte le evidenze storiche, antropologiche e paleoantropologiche che lo smentiscono.

Questo passato mitico si coniuga alla perfezione con l'unica tecnologia accettata da Grillo: la rete. La rete permetterebbe a questi gruppi umani, totalmente autosufficienti dal punto di vista energetico, alimentare, ecc... di scambiare tra loro idee e costituire un governo collettivo mondiale, una specie di grande agorà greca digitale dove gestire, tutti insieme e tutti concordemente, le risorse e la propria vita. 
Grillo è, insomma, definibile come un "homo technologicus", ma ha con la tecnologia un rapporto quasi sciamanico: il computer funziona e basta, come crescono gli alberi o cade la pioggia. Grillo non è un uomo di scienza, al massimo è un tecnocrate. Non comprende la scienza nella sua più intima natura: quella del gioco intellettuale, della scoperta per la scoperta, del sapere per il gusto di sapere. "L'uomo saggio non è un utensile", perle ai porci.

Né sembra accorgersi che dopo l'introduzione dei vaccini l'aspettativa di vita media è passata da circa cinquanta a circa ottant'anni. 
 
Un'ultima cosa vorrei far notare: l'anti-modernismo di Grillo è, nei fatti, soprattutto un comodo mezzo per individuare un nemico. Generalmente questo nemico è un'entità senza volto che cerca di plagiare la gente per spillarle denaro, case farmaceutiche che millantano di poter proteggere le persone dalle malattie, compagnie OGM che privano gli agricoltori della possibilità di riseminare parte del raccolto con la scusa di una presunta "qualità superiore" delle loro sementi modificate o multinazionali dei detersivi che vogliono vendere i loro prodotti altamente tossici, quando invece bastano ceramiche e scorze di limone per fare il bucato. L'utopia nostalgica di Grillo (in questo momento soprassederò al fatto che lui creda o meno in questa società utopica del passato) è nei fatti uno straordinario collante elettorale, un modo per dire: "Guarda, oh uomo: costoro ti hanno rubato il tuo diritto a vivere da uomo, ti hanno chiuso in una gabbia dorata dove tu credi di essere felice, ma dove non sei altro che una mucca per loro da mungere, finché non diverrai uno scheletro rinsecchito. Allora ti getteranno via, e non per fare biomasse." In tutto questo ovviamente c'è una speranza, perché ci sono uomini che sfidano questi malvagi senza volto con le loro idee e le loro cure a costo zero e che possono restituire all'uomo la sua dignità e sottrarlo agli artigli del nemico. Questi uomini e queste donne veicolano il loro sapere attraverso la rete, ovviamente, vero strumento di liberazione dell'umanità. Rete di cui il duo Grillo&Casaleggio sono i profeti, gli unici che ne conoscono il verbo nella sua forma pura i incorrotta e gli unici che sono qualificati a diffonderlo.
Se fossimo poi davvero delle persone interessate al tema modernismo di facciata, anti-modernismo di cuore potremmo tirare fuori il saggio di Umberto Eco sull'ur-fascismo, il fascismo eterno, e le sue considerazioni riguardo alla tecnologia e al rapporto del regime con essa per poi confrontarle con quanto appena detto sul MoVimento. Ma questo ci porterebbe certamente a discorsi capziosi e faziosi e noi non vogliamo che pensieri simili ci sfiorino. Perché noi ci facciamo scuba-diving in pensieri simili.